I MISTERI DELLA MASSONERIA

ARTICOLI E NOTIZIE SULLA MASSONERIA

martedì 5 maggio 2009

Dalla P2 alla P3: il Papa / 2

Dalla P2 alla P3: il Papa / 2


Oltretutto, ci sarebbero state anche "ragioni di ufficio" molto
importanti che avrebbero dovuto spingere il generale Santovito a
chiedere udienza: il Sismi, infatti, aveva un ruolo non secondario per
quanto riguardava la sicurezza del Santo Padre, quando Giovanni Paolo
II era impegnato nei suoi frequenti viaggi all'estero» .
Appurata l'esistenza a Zurigo del dossier contro monsignor Marcinkus,
Pazienza ne aveva riferito a monsignor Celata. «Coloro che mi
avrebbero potuto fornire tali documenti, tuttavia, volevano denaro, e
per quanto mi constava né il generale Santovito né monsignor Celata
avevano intenzione alcuna di sborsare denaro... Quando ebbi il primo
incontro con Calvi, nei marzo 1981, a Roma, egli era gia perfettamente
a conoscenza di questa embrionale attività da me svolta per conto del
cardinale Casaroli e nell'ambito di quello scontro di fazioni
contrapposte in atto in Vaticano. Ebbi pertanto la sensazione che
Calvi avesse voluto vedermi soltanto per carpirmi informazioni su
questa vicenda... Gli dissi che mi ero stancato di lavorare per il
Sismi [e allora Calvi] mi chiese se volessi diventare il suo
consulente personale... Lasciai il Sismi per diventare consulente di
Calvi».
Il tentativo operato da Calvi di coinvolgere l'Opus Dei
nell'azionariato del Banco Ambrosiano si protrasse per alcuni mesi,
nei corso dei quali il banchiere massone fece pervenire al cardinale
Palazzini proposte, documenti, e "confidenze" sulle connessioni
segrete fra lo Ior e l'Ambrosiano. In pratica, Calvi proponeva alla
fazione opusiana di estromettere monsignor Marcinkus dalla presidenza
dello Ior, di affidare la banca papale a un fiduciario dell'Opus Dei,
e di far rilevare dallo Ior una quota societaria del 10 per cento del
Banco Ambrosiano per 1.200 milioni di dollari.
A febbraio del 1982 il cardinale Palazzini diede risposta negativa.
Probabilmente quelli dell'Obra «avevano fiutato l'affare, ma dovevano
vedersela con il cardinale Casaroli, interessato a impedire che l'Opus
Dei, così ostile ai sovietici e tanto amica dei polacchi di
Solidarnosc, mettesse le mani su un impero finanziario [Ior-Banco
Ambrosiano, ndr]. Il Papa la pensava come il cardinale Palazzini, pero
non voleva problemi con il suo segretario di Stato», e men che meno
con la fazione massonico-curiale.
Secondo la testimonianza resa da Pazienza in sede giudiziaria, in
quello stesso periodo «Calvi venne a Roma e mi disse che stava
recandosi in Vaticano, approfittando che era assente Luigi Mennini...
Calvi, dal momento in cui non aveva potuto più disporre del suo
passaporto e per di più era incorso nelle note disavventure
giudiziarie, aveva preso a servirsi del sistema di comunicazione e dei
telex in Vaticano, ogni qualvolta aveva bisogno di muovere capitali di
sua pertinenza all'estero... Nell'occasione Calvi mi disse appunto che
intendeva approfittare dell'assenza di Luigi Mennini, da lui definito
un ficcanaso, per disporre movimentazioni di denaro approfittando dei
telex del Vaticano. In particolare mi disse che in quel momento [nella
sede dello Ior] c'era solo monsignor De Bonis, e aggiunse che, per
poter ordinare l’operazione, aveva bisogno immediatamente del nome di
una società panamense sulla quale operare».
La serata de la Santa Pasqua del 1982, l'11 aprile, il Pontefice la
trascorse nel cortile vaticano di San Damaso, tra canti e suoni di
chitarre: vi erano riuniti, a migliaia, studenti universitari di 36
Paesi, organizzati e convogliati dall’Opus Dei al cospetto del Santo
Padre.
La regia dell'Obra fu come sempre impeccabile. Il Pontefice - che
teneva sulle spalle uno scialle nero per ripararsi dalla frescura
serale - si intrattenne a lungo con gli studenti, e l'incontro culminò
quando Giovanni Paolo II li invito a recitare con lui il Pater noster
in latino e a cantare in coro una invocazione alla Vergine Maria.
L'articolazione mondiale, l'efficienza organizzativa, l'assoluta
discrezione e riservatezza, la capacita aggregativa dell'Opus Dei
erano per il Santo Padre un'oasi rassicurante, nell'ambito di una
Chiesa percorsa ancora e sempre da disordini e tensioni, con una Curia
romana paludosa, ostile e infida. La forza silenziosa e ordinata
dell'Obra era il solo conforto e la sola fonte di sicurezza per il
Sommo Pontefice, ancora convalescente e scosso dall’attentato subito,
e gravemente angustiato per la situazione polacca.
Il 13 maggio 1982, anniversario dell'attentato di piazza San Pietro,
Giovanni Paolo II si recò al santuario mariano di Fatima: intendeva
rendere omaggio alla Vergine Maria, la cui intercessione - sosteneva
la fazione opusiana - aveva impedito che le pallottole sparate da Alì
Agca lo colpissero a morte.
Nella basilica di Fatima, al termine della "processione delle
candele", mentre il Papa risaliva l’altare, tra i fedeli assembrati un
uomo in abito talare gridò «Abbasso il Concilio Vaticano II! Abbasso
il Papa! Abbasso il comunismo!» e tentò di colpire il Santo Padre: era
armato di una baionetta di fucile. Il pronto intervento del servizio
di sicurezza vaticano impedì il peggio. «L'arcivescovo Marcinkus e il
capo delle cerimonie del Vaticano, il reverendo John Magee, sono stati
visti parlare nervosamente con il Pontefice nel tentativo - sembra -
di convincerlo a lasciare immediatamente la Basilica. Il Papa con voce
affaticata ha impartito la benedizione finale all'immensa folla e si e
allontanato da un'uscita laterale» .
Subito fermato e tratto in arresto, il mancato attentatore gridò
ancora: «La crisi della Chiesa e colpa del Concilio, del Papa e del
cardinale Casaroli!». Era don Juan Antonio Fernandez Krohn, un
sacerdote trentaduenne ex seguace di Marcel Lefebvre e vicino alla
setta Tfp ("Tradizione, famiglia, proprieta").
Il 30 maggio Roberto Calvi rivolse un estremo appello al cardinale
Palazzini, inviandogli una lettera dai toni accorati: «Eminenza
reverendissima, sento il dovere di rivolgermi ancora una volta alla
sua illuminata e degnissima persona per informarla degli ultimi
spaventosi sviluppi delle mie vicissitudini con lo Ior che stanno
pericolosamente conducendo i miei interessi e quelli più importanti
della Chiesa verso un sicuro disastro».
Dopo aver imputato a monsignor Marcinkus «una inconcepibile
insensibilità ai reali interessi della Chiesa», nella sua lettera al
porporato filo-Opus Dei il banchiere della P2 attaccava la fazione
massonico-curiale, accusando il cardinale Casaroli e monsignor
Silvestrini di essere gli artefici di «un complotto che, in connivenza
con le forze laiche e anticlericali nazionali e internazionali
[massoneria, ndr], mira a modificare l'attuale assetto del poteri
all'interno della Chiesa». Un complotto mosso fra l'altro da «invidia
verso il Santo Padre per la popolarità e la stima di cui gode nel
mondo», dalla «mancanza della più elementare convinzione religiosa e
di ogni sensibilità umana», e da un «arrembaggio del potere».
«In siffatte condizioni», scriveva ancora Calvi, «cosa posso sperare
io, responsabile come sono di aver svolto un'intensa opera di
banchiere nell'interesse della politica vaticana in tutta l’America
Latina, in Polonia e in altri Paesi dell'Est?». E infine la richiesta:
«Eminenza reverendissima, perché non mi procura l’opportunità di poter
parlare di un fatto così importante, cosi storicamente importante, col
Santo Padre? E’ questo un fatto, una storia anzi, una storia tanto
grande che va trattata nella sua dimensione integrale soprattutto al
fine di impedire che si realizzino i progetti dei nemici della Chiesa
e dell'intera cristianità. Soltanto attraverso un tempestivo ed
energico intervento la Santa Sede potrà difendere i suoi legittimi
interessi ed evitare quindi di favorire il gioco dei nemici» .
Domenica 6 giugno, festa della Santissima Trinità, nel corso di una
messa in San Pietro Giovanni Paolo II ordinò sacerdoti 32 appartenenti
all'Opus Dei di 17 nazionalità. L'indomani arrivò in Vaticano il
presidente Usa Ronald Reagan.
Appartati a quattr'occhi in una saletta della Biblioteca privata, il
Papa e il presidente americano concordarono un piano segreto per
soccorrere Solidarnosc, messo fuorilegge dal giro di vite autoritario
del generale Jaruzelski e in grave difficoltà dopo l'incarcerazione
del vertice. Anche gli Stati Uniti reaganiani erano interessati a
destabilizzare il regime di Varsavia per tentare di scardinare
l'assetto geopolitico-militare di Yalta, e come il Vaticano anche gli
Usa erano però costretti a operare con la massima segretezza per
evitare la reazione militare dell'Urss e il pericolo di un conflitto
bellico mondiale.
Il Pontefice polacco e il presidente americano concordarono di
intensificare gli aiuti a Solidarnosc: non solo nuovi, massicci
finanziamenti, ma anche materiale (ricetrasmittenti, macchine
tipografiche, fotocopiatrici, fax, videocamere, computer, ecc.) e
informazioni di intelligence. La base di coordinamento del piano venne
stabilita a Bruxelles, dove periodicamente si sarebbero incontrati
sacerdoti polacchi di Solidarnosc, emissari vaticani e agenti della
Cia. Monsignor Marcinkus si occupo di convogliare al sindacato
clandestino anche i finanziamenti Usa, che si appaiavano ai fondi Ior-
Ambrosiano.
Dell'accordo Wojtyla-Reagan vennero tenuti all'oscuro sia la
Segreteria di Stato vaticana, sia il Dipartimento di Stato americano.
Ma in alcuni dicasteri curiali, l'indomani, c'era chi ne era
perfettamente al corrente.
Il 12 giugno 1982 Roberto Calvi lascio l' Italia. Quarantottto ore
dopo monsignor Marcinkus firmò una lettera di dimissioni dal Consiglio
di amministrazione del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau -
dimissioni molto, troppo tempestive, come dimostrava la motivazione
speciosa: «E’ per me diventato impossibile trovare il tempo per essere
presente alle riunioni dei consigli di amministrazione, a causa dei
molti impegni collegati alle mie attuali responsabilità».
Il 16 giugno il direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, si
recò in Vaticano, presso la sede dello Ior: «Dai responsabili del
Settore estero del Banco avevo saputo che il Banco Ambrosiano Andino
aveva fatto, in sostanza, del grossi finanziamenti allo Ior, ovvero a
società a esso facenti capo e che erano stati garantiti con una serie
di pacchetti azionari di ottima immagine, tra cui il 10 per cento
circa di azioni del Banco Ambrosiano (circa 5 milioni e 300 mila
azioni). Seppi in particolare che il credito complessivo del Banco
Andino si aggirava su un miliardo e 300 milioni circa di dollari Usa.
Alle mie perplessità, Calvi mi aveva chiesto se per caso non mi fidavo
- facendo dell'ironia - della banca centrale del Vaticano, e che c'era
comunque una lettera di impegno dello Ior in possesso dell'Andino.
Fu per questo che, essendo in scadenza un debito dell’Andino, mi recai
- assente gia ormai Calvi - personalmente presso lo Ior perché
cominciasse a far fronte all'impegno in modo da costituire una
liquidità presso l'Andino con la quale questo potesse pagare il suo
debito. Mi recai allo Ior con l’amministratore delegato della Centrale
spa dottor Leemans. Avemmo un colloquio, presso la sede dello Ior in
Roma, Città del Vaticano, con il dottor Mennini [amministratore
delegate dello Ior, ndr] e il dottor De Strobel. Ci fu detto che il
presidente dello Ior monsignor Marcinkus era indisponibile giacché
appena rientrato con il Papa da Ginevra. Fu per questo che parlammo
con gli altri due responsabili della banca vaticana.
I predetti alla mia richiesta di cominciare a far scendere
l'esposizione dello Ior nei confronti del Banco Ambrosiano Andino si
mostrarono estremamente preoccupati e non diedero delle risposte
esaurienti. Ricordo che costellarono i loro discorsi di frasi del
tipo: "L'abbiamo fatto per Calvi", quasi a voler disconoscere o
mettere comunque in dubbio la lettera dello Ior di patronage con la
quale lo Ior si era formalmente impegnato nei confronti dell'Andino
dichiarando la proprietà effettiva delle società debitrici dell'Andino
stesso. Ricordo che ci lasciammo in maniera alquanto interlocutoria,
anche perché io dovevo rientrare rapidamente a Milano; rimase a Roma
il dottor Leemans, il quale mi telefonò il giorno successivo dicendomi
che i responsabili dello Ior avevano manifestato un orientamento a
fare una sorta di transazione, ossia a restituire il puro capitale,
senza interesse alcuno.
Devo dire che questa e stata poi la ragione determinante che mi ha
spinto a chiedere il commissariamento [del Banco Ambrosiano, ndr}. In
banca era risaputo che il gruppo di controllo dell'Ambrosiano era
costituito dallo Ior. Ritengo che Calvi rappresentasse gli interessi
dello Ior nel Banco».
Il 17 giugno le autorità monetarie italiane deliberarono la
liquidazione coatta del Banco Ambrosiano.
L'indomani, a Londra, sotto le arcate del Blackfriars Bridge (il ponte
dei Frati neri, sul Tamigi), venne trovato il cadavere di Roberto
Calvi impiccato. Il banchiere massone si era reso irreperibile,
fuggendo dall'Italia, sei giorni prima - aveva detto ai suoi
familiari: «Se mi succede qualcosa, papa Wojtyla dovrà dare le
dimissioni». Un collaboratore di Calvi, il faccendiere Flavio Carboni,
dichiarò che il banchiere della P2 pochi giorni prima di morire aveva
allacciato contatti con l'Opus Dei; l'Obra smentì.
Né il loquacissimo Pontefice, né la Santa Sede, spesero una sola
parola di pubblico cordoglio e di umana pietà per la tragica e
enigmatica morte violenta di colui che per molti anni aveva operato
sui mercati finanziari internazionali con il soprannome di "banchiere
di Dio" e in società con le finanze papali. Primario interesse delle
due fazioni vaticane in guerra, e dello stesso Papa polacco, era che
sullo scandalo Ior-Ambrosiano, e sul cadavere di Roberto Calvi,
venisse posta al più presto la pietra tombale.
Il 26 giugno, nella basilica di Sant'Eugenio, a Valle Giulia, il
presidente generale dell'Opus Dei Alvaro del Portillo celebrò una
solenne messa di suffragio in occasione del settimo anniversario della
morte del fondatore dell'Obra, Josemaria Escriva de Balaguer.
Assistettero al solenne rito i cardinali Pietro Palazzini e Umberto
Mozzoni, e il nunzio apostolico in Italia monsignor Romolo Carboni
(presente anche l'onorevole Giulio Andreotti).
A meta luglio la stampa riportò alcune indiscrezioni di fonte
giudiziaria, secondo le quali i magistrati italiani alle prese con
l'inchiesta sulla bancarotta dell’Ambrosiano avevano trovato traccia
documentale di alcuni finanziamenti del Banco al sindacato polacco di
Solidarnosc, fra i quali un versamento «di 14 miliardi di lire»
attraverso un giro di «consociate estere collegate allo Ior».
Il 19 agosto Carlo Calvi, figlio del defunto banchiere, confermò al
"Wall Street Journal" che suo padre aveva chiesto l'intervento
dell'Opus Dei per salvare l’Ambrosiano dalla bancarotta. L'Obra smentì
di nuovo. Secondo il giornalista spagnolo Rossend Domenech Matillo,
poche settimane prima di essere ammazzato Roberto Calvi aveva ricevuto
una lettera da Licio Gelli: il capo della P2 gli confermava che tali
Finetti e Seigenthaler, indicati come cassieri romani dell'Opus Dei,
si stavano «occupando di tutto» per salvare l'Ambrosiano dalla
bancarotta.
Il 23 agosto il portavoce vaticano, padre Romeo Panciroli, dichiarò
ufficialmente che «il Papa ha deciso l'erezione a Prelatura personale
dell'Opus Dei», ma precisò: «La pubblicazione del relativo documento
viene rimandata per motivi tecnici». Il portavoce vaticano non spiegò
quali fossero i «motivi tecnici», che erano in realtà le ultime,
strenue resistenze della fazione massonico-curiale.
Il 13 settembre monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea e
presidente di "Pax Christi", parlò in un'intervista dello scandalo Ior-
Ambrosiano: «Quello che più direttamente può turbare sono i contatti
cosi frequenti e profondi di monsignor Marcinkus con finanzieri
compromessi come Sindona e Calvi, esponenti fra l'altro della
massoneria. Forse e vero che la massoneria americana ha una storia
meno anticlericale, ma qui turba molto vedere uomini di Chiesa che
vanno a braccetto con la parte peggiore della massoneria» .
Il 23 settembre il deputato socialista Mauro Seppia (membro della
Commissione d'inchiesta sulla Loggia massonica P2 istituita dal
Parlamento italiano) dichiarò: «Occorre sapere quanti elementi della
P2 sono iscritti anche all'Opus Dei e all'Ordine dei Cavalieri di
Malta». Con un perentorio comunicato, l'Obra replicò: «Nella maniera
più categorica non e mai esistito, né può esistere, alcun tipo di
rapporto fra l’Opus Dei e qualsivoglia organizzazione massonica...
Nessun appartenente alla P2 è, o è stato, membro dell'Opus Dei».
Dal carcere di Ascoli Piceno, nel quale scontava la condanna
all'ergastolo per l'attentato al Papa, il 24 settembre Alì Agca invio
una singolare missiva al cardinale Silvio Oddi. Il killer turco
scrisse fra l'altro al porporato vicino all'Opus Dei: «Devo confessare
che io ho paura di voi di Vaticano: un giorno potete uccidermi,
direttamente o indirettamente».
Il 7 ottobre Clara Calvi, moglie del defunto banchiere
dell'Ambrosiano, in un'intervista rilasciata a Washington si disse
convinta che suo marito fosse stato assassinato per ragioni legate
«all'ultima operazione preparata da Roberto, e per cui si era recato a
Londra: l'assunzione dei debiti dello Ior da parte dell'Opus Dei. Era
un'operazione rischiosa, politica oltre che economica. In cambio
dell'aiuto, l'Opus Dei chiedeva precisi poteri in Vaticano, ad esempio
nella determinazione della strategia verso i Paesi comunisti e del
Terzo mondo. In Vaticano c'e una profonda spaccatura tra fautori e
avversari dell’Ostpolitik, tra sinistra e destra... Marcinkus e
Casaroli erano contrari [all’intervento finanziario dell'Opus Dei]
perché per loro significava la perdita almeno parziale del potere e
l'inizio della fine dell'Ostpolitik. Ma il Papa era d'accordo».
Il 27 ottobre la Sala stampa della Santa Sede informò che il capitano
della Guardia svizzera Alois Estermann avrebbe scortato il Pontefice
durante la visita pastorale in Spagna (31 ottobre-9 novembre), con il
compito di garantirne la sicurezza. Una "promozione" sorprendente e
senza precedenti nella storia del Corpo: Estermann era entrato nella
Guardia svizzera pontificia solo due anni prima. Quello nella patria
originaria dell'Opus Dei fu il primo di una lunga serie di viaggi
apostolici che l'ufficiale legato all'Obra affrontò al seguito del
Santo Padre, come "speciale" garante della sicurezza personale di papa
Wojtyla.
Il 27 novembre, cioè ben tre mesi dopo l’annuncio della decisione
papale, la Congregazione per i vescovi ufficializzò la erezione
dell'Opus Dei a Prelatura personale - la prima, nella storia
plurisecolare della Chiesa di Roma; il Pontefice ne nominò primo
prelato monsignor Alvaro del Portillo.
"L'Osservatore Romano" pubblicò la notizia con un celebrativo commento
del prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinale Sebastiano
Baggio il quale si era dato un gran daffare perché l'organizzazione di
Escriva de Balaguer ottenesse l'ambitissimo status. Un impegno assai
strano, dal momento che il cardinale Baggio era ritenuto uno dei
maggiorenti della fazione massonico-curiale: già indicato come
presunto affiliate alla "Gran Loggia vaticana", aveva un fratello -
Francesco Baggio - affiliate alla Loggia segreta P2.
Nell'autunno del 1982, presso l'ambasciata italiana a Washington, i
magistrati milanesi Bruno Siclari e Pierluigi Dell'Osso interrogarono
Clara e Anna Calvi (rispettivamente moglie e figlia del banchiere
massone trovato cadavere a Londra). La vedova Calvi, tra l'altro,
dichiarò:
«Credo che mio marito entrò a far parte della massoneria in quel
periodo [1971, ndr] Cosa che mi disse successivamente, precisando di
essere state "iniziato" a Ginevra. In quegli stessi anni mio marito
aveva degli stretti rapporti di affari e degli intensi contatti con lo
Ior, la banca vaticana, e in particolare con Luigi Mennini, che ne era
l’esponente più tecnico [amministratore delegato, ndr]. In tale
contesto di rapporti vi era una frequentazione anche delle rispettive
famiglie. I contatti erano frequenti anche con il presidente dello
Ior, monsignor Marcinkus, che entrò, su designazione di mio marito e
proprio per gli stretti e intensi rapporti intercorrenti fra lo Ior e
il Banco Arnbrosiano, a far parte del consiglio di amministrazione
della consociata estera dell'Ambrosiano alle Bahamas, l'Overseas di
Nassau. Per tale motivo vedevamo abbastanza spesso il Marcinkus a
Nassau, dove era nostro ospite in occasione di tutti i consigli di
amministrazione.
Ad avvicinare ulteriormente mio marito agli ambienti clericali fu lo
stesso Umberto Ortolani [avvocato-finanziere massone, ndr], che era
molto vicino a tali ambienti ed era, in particolare, molto amico del
defunto cardinale Lercaro. Tengo a evidenziare che in quel periodo mio
marito frequentava, come del resto successivamente, il Vaticano con
assiduità, e aveva diretti contatti con il defunto pontefice Paolo VI,
con cui era in rapporti confidenziali e da cui si recava in visita
senza bisogno di alcuna formalità [...].
All'inizio della primavera [del 1982, ndr] mio marito mi disse che
voleva andare in Spagna. Gli chiesi, molto meravigliata, come mai
dovesse andare in Spagna, e mio marito mi disse che in Spagna l’Opus
Dei ha una grandissima potenza, giacché molto ricca. Era la prima
volta che mio marito mi parlava dell’Opus Dei, e mi spiegò che la
stessa poteva risolvere i problemi del Vaticano in campo finanziario e
porsi come l’elemento vincente nella lotta di potere in seno al
Vaticano fra le due opposte fazioni che si fronteggiavano da anni,
quella della Ostpolitik e quella che la osteggiava, ossia l’ala
conservatrice. Mio marito mi precisò che lui doveva favorire
l'intervento dell’Opus Dei perché solo cosi potevano essere risolti i
suoi problemi con lo Ior e le stesse difficoltà economiche del
Vaticano, specificandomi che ciò, peraltro, avrebbe mutato
radicalmente gli equilibri politici in Vaticano, giacché avrebbe dato
una posizione di forza all’Opus Dei e di preminenza all'ala
conservatrice [...].
In quel periodo tutto a un tratto Flavio Carboni non si sentì più al
telefono, e non si fece vivo per circa una settimana. Quando
ricomparve, venendo a trovarci a Drezzo, mi disse di essere tornato
con i vescovi massoni. Carboni in quel periodo aveva contatti continui
sia con la massoneria, sia con esponenti del Vaticano [...].
Mio marito mi disse testualmente: "L'Ostpolitik l'ho distrutta io. Se
in questi quindici giorni Andreotti non mi mette il bastone fra le
ruote, siamo a posto"... Successivamente mi parlò esplicitamente di
minacce di morte ricevute direttamente dall'onorevole Andreotti... Mio
marito alternava momenti di assoluta disperazione a momenti di
euforia, a seconda dell'evolversi di questo problema con il Vaticano,
in cui - a quanto lui diceva - si svolgeva una lotta furiosa tra le
due fazioni in contrasto, che coinvolgeva direttamente la questione
dei rapporti fra lo Ior e il Banco Ambrosiano.
Mio marito sosteneva con convinzione: "Se mi succede qualcosa, il Papa
dovrà dare le dimissioni", e aggiungeva che in Vaticano sarebbero
stati talmente nei guai da essere costretti a spostare la sede del
Vaticano stesso... Mio marito mi accennò di avere incaricato il
Carboni di prendere degli ulteriori contatti in Svizzera con
importanti esponenti dell'Opus Dei per accelerare i tempi
dell'operazione di intervento dell'Opus Dei e di soddisfacimento dei
debiti contratti dallo Ior...».
La figlia del defunto banchiere, Anna Calvi, interrogata il 22
ottobre, testimoniò a sua volta:
«In occasione di un fine settimana che io e mio padre passammo a
Drezzo, credo negli ultimi giorni di maggio [1982, ndr], gli chiesi di
spiegarmi che cosa effettivamente stesse succedendo. Mio padre mi
disse che per risolvere il problema dei rapporti con lo Ior avevano
messo su e portato avanti un progetto che prevedeva l'intervento
dell'Opus Dei, organizzazione che avrebbe dovuto erogare una cifra
enorme, di entità superiore ai mille miliardi di lire, per coprire
l'esposizione debitoria dello Ior nei confronti del Banco Ambrosiano.
Mio padre mi disse che ne aveva parlato direttamente con il Papa, [il
quale] gli aveva assicurato il suo appoggio e il suo consenso;
aggiunse che, però, in Vaticano vi erano fazioni contrarie, che
contrastavano vivamente la realizzazione del progetto che, ove
condotto a termine, avrebbe creato degli equilibri completamente nuovi
nel Vaticano stesso: ciò perché l'Opus Dei avrebbe acquisito il
controllo dello Ior e quindi una posizione di diversa e grande
rilevanza all'interno del Vaticano. Proprio per questi contrasti e
queste lotte intestine, mio padre era molto preoccupato. Mi disse che
contrario alla realizzazione del progetto era il cardinale Casaroli, e
disse ancora che se l'affare non fosse andato in porto lo Ior sarebbe
crollato e avrebbe coinvolto anche il Banco Ambrosiano nei suo crollo.
Soggiunse che il Vaticano si sarebbe trovato nella necessità di
vendere piazza San Pietro... Dopo avermi fatto presente queste cose,
mio padre commentò che per cifre dell'ordine di quelle che mi aveva
detto, la gente poteva benissimo ammazzare.
Il discorso con mio padre proseguì durante il pranzo, nel corso del
quale mi disse che ultimamente aveva parlato con l’onorevole
Andreotti, il quale aveva usato un tono strano e gli aveva mostrato di
non sapere gli ultimi sviluppi con l'aria di chi, invece, la sapeva
lunga... Mi disse di avere una grande paura dell'onorevole Andreotti,
perché lo sapeva legato alla fazione che, all'interno del Vaticano, si
batteva contro la realizzazione del progetto ruotante attorno all'Opus
Dei... Mi spiegò che monsignor Marcinkus era in una posizione
abbastanza precaria in Vaticano e che era stato sottoposto a una
specie di inchiesta interna per via di operazioni finanziarie
irregolari che aveva fatto e anche perché aveva una vita privata non
degna di un sacerdote. Mio padre disse che sembrava volessero
trasferire monsignor Marcinkus, per rimuoverlo dallo Ior, a un'altra
grossa carica negli Stati Uniti [...]».
Mentre la moglie e la figlia di Roberto Calvi rilasciavano a
Washington le loro dichiarazioni ai magistrati milanesi, in Vaticano
il Santo Padre si apprestava ad affrontare il viaggio pastorale di
dieci giorni in Spagna. Un viaggio intorno alla cui preparazione si
era consumato un nuovo scontro di potere tra la fazione massonico-
curiale e quella opusiana.
Contrariamente al solito, il viaggio del Pontefice nella patria
dell'Obra non era stato preparato da monsignor Marcinkus, ma dal
sostituto della Segreteria di Stato, il filo-Opus Dei monsignor
Martinez Somalo. Una decisione - assunta dal Papa su pressione
opusiana - che aveva suscitato le ire della fazione massonico-curiale,
già scossa dalla promozione del capitano della Guardia svizzera Alois
Estermann a nuova guardia del corpo del Santo Padre itinerante. La
mediazione era stata trovata incaricando padre Roberto Tucci -
direttore generale della Radio vaticana, schierato con la fazione
curiale - di recarsi a Madrid, presso la Conferenza episcopale
spagnola, per concordare alcuni risvolti del viaggio papale.
La voragine debitoria che aveva provocato il crollo del Banco
Ambrosiano apparve alla magistratura italiana come un rebus di
difficilissima soluzione. I flussi di denaro erano stati convogliati
in un reticolo di società estere protette da un ferreo segreto
bancario e ulteriormente schermati da sofisticate alchimie contabili.

Pubblicato Ottobre 30, 2003 12:45 AM


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Dalla P2 alla P3: il Papa / 1

Dalla P2 alla P3: il Papa / 1

Stiamo arrivando a oggi. Oggi, per esempio, è un giorno in cui si
parla di un crocefisso appeso in una scuola. Ecco, non è che non se ne
parlasse anche ieri, soltanto che al posto della scuola c'era una
banca. Pubblico alcuni illuminanti passi da un testo straordinario,
che consiglio a chiunque di comprare e leggere attentamente: si tratta
di All'ombra del Papa infermo (Kaos edizioni), scritto dai Luther
Blissett del Vaticano: “Discepoli di Verità” è una sigla dietro la
quale si nasconde infatti un gruppo di prelati e di funzionari
vaticani. L'incredibile reportage, partorito dall'interno di San
Pietro, è una mappa per il futuro e un saggio analitico su quanto poco
si sa dell'attuale Pontefice e delle lotte decisive che si sono svolte
si stanno svolgendo alle sue malferme spalle. Malferme? Non poi così
tanto. Certo meno malferme di quelle del banchiere Roberto Calvi
(nella foto a sinistra). Se ieri è anche oggi, vale la pena di
leggersi questa parabola non proprio evangelica...


P2, IOR, CALVI
dei Discepoli di Verità


Sette giorni dopo l'attentato di piazza San Pietro, il 20 maggio 1981,
la magistratura milanese dispose l'arresto cautelare del banchiere
catto-massone Roberto Calvi, accusato di frode e reati valutari. Il
precedente 5 febbraio, in relazione al crac di Michele Sindona, era
stato arrestato anche l'amministratore delegato dello Ior, il laico
Luigi Mennini.
La detenzione di Calvi suscitò grande allarme tra le Sacre mura: si
temeva quanto il banchiere massone avrebbe potuto raccontare ai
magistrati milanesi. Il 6 giugno, nel corso di un colloquio in
carcere, il presidente dell'Ambrosiano affidò a sua moglie e a sua
figlia un biglietto da recapitare in Vaticano con scritto: «Questo
processo si chiama Ior»; appena le due donne uscirono dal carcere,
Alessandro Mennini (figlio di Luigi Mennini, e dirigente del Banco
Ambrosiano) tentò di impossessarsi del biglietto intimando Ioro di non
nominare mai la banca vaticana, «nemmeno in confessione». Calvi
sosteneva infatti che le operazioni valutarie illecite che lo avevano
portato in carcere le aveva effettuate per conto della banca papale,
dunque voleva essere soccorso dalla Santa Sede.
Mentre Calvi era detenuto e il Pontefice era infermo, la dirigenza del
Banco Ambrosiano e i vertici dello Ior si incontrarono in Vaticano.
Secondo il direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, «in
quel colloquio monsignor Marcinkus disse che non c'erano problemi, ma
che bisognava attendere la scarcerazione di Calvi per parlare con
lui... In quell'incontro non vennero pronunciati nomi di società, né
si parlò di cifre. Monsignor Marcinkus fece solo gli auguri per un
pronto rientro del presidente [Calvi, ndr], e parlò di collaborazione
che andava proseguita con la dovuta chiarezza e riservatezza».
L'agente massone Francesco Pazienza racconterà che durante la
detenzione di Calvi venne mandato da monsignor Marcinkus a Nassau per
convincere il figlio del banchiere, Carlo, a desistere dal creare
problemi al Vaticano: «Carlo Calvi, dalle Bahamas, dava i numeri:
inviava telex e telefonava continuamente in Vaticano dicendo cose di
tutti i tipi... "Passatemi il Papa, passatemi monsignor
Silvestrini"... Venni alIora mandato a Nassau per tenerlo sotto
controllo, e da lì ricordo che richiamammo monsignor Marcinkus per
fargli capire che Carlo Calvi era tranquillo e che non c'erano
problemi». L'agente massone sosterrà inoltre che - sempre durante il
periodo della detenzione di Calvi - ebbe alcuni incontri con monsignor
Marcinkus «per definire le modalità dell'aiuto che lo Ior doveva
prestare a Calvi».
A fine giugno Roberto Calvi venne processato a Milano per
direttissima, e durante il processo le manovre vaticane per zittire il
banchiere massone si moltiplicarono. Testimonierà suo figlio Carlo:
«Durante il processo di Milano a mio padre, Pazienza mi disse che
monsignor Giovanni Cheli, rappresentante del Vaticano all'Onu, mi
voleva vedere subito e assolutamente. Io alIora presi l'aereo e andai
a New York insieme a Pazienza. Appena arrivai, Pazienza mi portò in un
appartamento di Manhattan dove ad aspettarmi c'era un noto mafioso,
già amico di Sindona e di Gelli, e un prete poi arrestato per
contrabbando di opere d'arte. Ebbene, questi due signori mi
raccomandarono di essere gentile con monsignor Cheli, e soprattutto di
dar retta ai suoi consigli. Quindi tutti insieme - cioè Pazienza, il
mafioso, il prete e io - andammo all'Onu, dove Cheli ci ricevette nel
suo ufficio. Monsignor Cheli, in termini diplomatici, mi disse in
sostanza quello che già monsignor Marcinkus mi aveva detto al
telefono; dire a mio padre di stare zitto, di non svelare nessun
segreto e di continuare a credere nella Provvidenza».
I "segreti vaticani" che Calvi doveva tacere ai magistrati italiani
erano legati, in particolare, a varie società-fantasma (Astolfine Sa,
Bellatrix Sa, Belrosa Sa, Erin Sa, Laramie Inc, Starfield Sa), tutte
domiciliate nel paradiso fiscale di Panama, e possedute da tre
holding: la Utc (United Trading Corporation, proprietà dello Ior e
domiciliata a Panama), la Manie e la Zitropo (con sede in Lussemburgo,
entrambe partecipate dallo Ior). Le otto società-paravento erano i
terminali «dei traffici di Calvi e Marcinkus, ultima spiaggia della
banca vaticana che sfruttava il Banco Ambrosiano Overseas di Nassau,
alle Bahamas, quale "ponte" per ingarbugliare le tracce dei capitali
succhiati dalle cassaforti del Banco Ambrosiano di Milano e dispersi
nel mar dei Caraibi». Erano in pratica gli strumenti di operazioni
finanziarie occulte. Come appureranno i liquidatori dell'Ambrosiano
dopo il crac, le varie società-paravento del duo Marcinkus-Calvi al 17
giugno 1982 avevano drenato dal gruppo bancario milanese «un miliardo
e 188 milioni dì dollari, più 202 milioni di franchi svizzeri», senza
che se ne potesse appurare la destinazione finale: una parte certo
utilizzata da Calvi e dalla P2, ma un'altra parte - con altrettanta
certezza - utilizzata dal banchiere di papa Wojtyla.
Anni di simili scorribande ai danni dal Banco Ambrosiano erano nodi
che stavano arrivando al pettine, e i due principali protagonisti
erano impegnati da mesi nella partita finale. Monsignor Marcinkus
voleva svincolare al più presto le finanze vaticane dal pericolante
partner catto-massone, e recidere ogni legame fra la banca papale e
l'Ambrosiano mantenendo segreti i rapporti pregressi. Calvi, da parte
sua, contava sul soccorso della banca papale per evitare la
bancarotta. La contesa era comprensiva di un "grande ricatto",
raccontato così dallo stesso Calvi: «Io gli ho detto sul muso a
Marcinkus: "Guardi che se per caso risulta da qualche contabile che
gira per New York che lei manda dei soldi per conto di Wojtyla a
Solidarnosc, qui in Vaticano fra poco non c'è più pietra su pietra". E
quando ho visto che lui non diceva niente sono andato avanti... AlIora
Marcinkus ha cambiato discorso, si è messo a parlare del Casaroli che
interferisce...».
Il dirigente del settore estero del Banco Ambrosiano, Giacomo Botta,
dichiarerà ai magistrati milanesi che «il dominio dello Ior sul Gruppo
del Banco Ambrosiano era reso palese da una lunga serie di
circostanze: la fulminea carriera di Alessandro Mennini [figlio
dell'amministratore delegato dello Ior, Luigi, ndr], entrato
inopinatamente in banca con il grado di vicedirettore; il
trasferimento dallo Ior al Gruppo Ambrosiano della Banca Cattolica del
Veneto, cui non era seguito cambiamento alcuno nella direzione e
nell'organo di amministrazione; il finanziamento cospicuo dello Ior
(150 milioni di dollari) che aveva aiutato la neonata società
Cisalpine [poi Baol-Banco Ambrosiano Overseas Limited, ndr] ad
affermarsi come banca; la presenza di monsignor Marcinkus nel
consiglio di amministrazione della stessa banca di Nassau; la gelosia
con la quale Calvi custodiva e gestiva il proprio esclusivo rapporto
con lo Ior; l'appartenenza allo Ior di Ulricor e Rekofinanz, azioniste
del Banco Ambrosiano, nonché di quattro società titolari dei pacchetti
di azioni del Banco Ambrosiano che la Rizzoli aveva costituito in
pegno per un finanziamento ottenuto da Baol». Botta dirà ancora: «Già
nel 1977-78, quando divenni consigliere [del Banco di Managua], Calvi
mi disse che il gruppo che controllava il pacchetto di controllo
dell'Ambrosiano era lo Ior, che deteneva all'estero una consistente
partecipazione del Banco. Seppi anche che le società che a quell'epoca
l'Ambrosiano di Managua finanziava erano del Vaticano. Calvi
probabilmente intendeva mettermi al corrente di questi segreti che lui
tutelava gelosamente e intendeva altresì giustificare i finanziamenti
dicendo che erano imposti dal Vaticano, che era in sostanza il padrone
del Banco Ambrosiano».
Il 20 luglio il Tribunale di Milano dichiarò Calvi colpevole di frode
valutaria, e lo condannò a 4 anni di prigione e a 15 miliardi di
multa. Il banchiere catto-massone ottenne la libertà provvisoria in
attesa del processo d'appello.
Poche settimane dopo Calvi si recò in Vaticano, da monsignor
Marcinkus, nella sede dello Ior. Era la resa dei conti, e ne sortì un
accordo truffaldino. Calvi firmò un documento che liberava la banca
del Papa e Marcinkus da ogni responsabilità per l'indebitamento delle
società panamensi verso il Gruppo Ambrosiano; in cambio, ottenne dallo
Ior lettere a garanzia della situazione debitoria di quelle stesse
società, con scadenza 30 giugno 1982. Attraverso le lettere di
patronage della banca del Papa, e entro quella data, Calvi avrebbe
dovuto trovare gli ingenti capitali necessari al salvataggio del suo
impero finanziario.
In realtà Calvi non voleva perdere la preziosissima partnership della
banca vaticana, anzi intendeva renderla organica e ufficiale. Ed
essendo ormai bruciati i rapporti con la fazione massonico-curiale,
decise di rivolgersi a quella avversa, con l'obiettivo di arrivare a
coinvolgere l'Opus Dei. L'interlocutore del banchiere massone fu il
cardinale Pietro Palazzini, prefetto della Congregazione per le cause
dei santi e caposaldo curiale della fazione opusiana.
Cardinale di Curia dal 1973, da sempre vicinissimo all'Opus Dei,
Pietro Palazzini era «un personaggio molto chiacchierato [anche] per
l'amicizia che lo aveva legato a Camillo Cruciani, alto dirigente
della Finmeccanica, fuggito in Messico in seguito allo scandalo
Lockheed nel 1976».
Per 143 giorni, cioè fino al 7 ottobre 1981, quando papa Wojtyla
interruppe la convalescenza e tornò brevemente in Vaticano per la
prima udienza generale dopo l'attentato del 13 maggio, la Chiesa di
Roma restò di fatto senza Pontefice. Cinque mesi nel corso dei quali
la forzosa cogestione del potere vaticano da parte delle due fazioni
in guerra si rivelò difficile ma possibile, e tutto sommato
conveniente per entrambe. Ne fu un esempio concreto il
commissariamento della celebre Compagnia di Gesù, deciso in Vaticano
dalle due fazioni per una volta concordi nel colpire un'organizzazione
- quella dei gesuiti - verso la quale nutrivano entrambe una forte
ostilità.
Pochi giorni prima che il Santo Padre tornasse in Vaticano, il 29
settembre, la Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il
presidente della banca vaticana, monsignor Paul Marcinkus, era stato
nominato dal Papa convalescente anche pro­presidente della Pontificia
commissione per lo Stato della Città del Vaticano ; il capo dello Ior
e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era stato promosso al
rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.
La notizia della nuova carica cumulata da monsignor Marcinkus (il
quale in pratica era divenuto il capo assoluto di tutte le finanze
vaticane) suscitò sorpresa e sconcerto nella stessa Curia. Un
monsignore della Segreteria di Stato riferì che il cardinale Casaroli
era «furibondo»: da tempo infatti il segretario di Stato e il capo
dello Ior erano ai ferri corti. La stessa pre­investitura cardinalizia
dell'arcivescovo americano alimentò molte congetture in Vaticano, e
reazioni polemiche all'esterno - il giornalista laico Eugenio Scalfari
scriverà: «Dio illumini papa Wojtyla e gli trattenga la mano! Se poi
Dio volesse compiere il miracolo, suggerirebbe forse al suo Vicario di
accertare gli equivoci traffici del suo vescovo-finanziere e di
licenziarlo sui due piedi. Una figura così alta e ispirata come quella
di Giovanni Paolo II non può essere socia in affari con Licio Gelli,
con Michele Sindona e con le società panamensi di Roberto Calvi».
I nuovi poteri - soprattutto finanziari - attribuiti dal Papa a
monsignor Marcinkus erano strettamente collegati alla sempre più
esplosiva situazione interna della Polonia.
Da alcune settimane, a Varsavia, erano in corso frenetiche trattative
fra il governo e Solidarnosc mediate dall'episcopato polacco in
costante contatto con l'entourage del Papa convalescente. Il congresso
di settembre del sindacato aveva confermato la leadership moderata di
Walesa, ma solo di misura (poco più del 50 per cento dei delegati)
rispetto alle istanze radicali: il sostegno politico-finanziario del
Vaticano era risultato decisivo per la prevalenza della linea
moderata, ma il pericolo che Solidarnosc assumesse posizioni più
intransigenti e "rivoluzionarie" era concreto e incombente. Così le
pressioni sovietiche sul regime polacco si erano fatte più minacciose
e ultimative, e il governo di Varsavia aveva attribuito a Solidarnosc
la responsabilità di condurre la Polonia verso un bagno di sangue,
anche perché la situazione economica del Paese era ai limiti del
collasso.
Fu proprio in quei giorni d'inizio autunno che a monsignor Marcinkus,
gestore di tutte le finanze vaticane, pervenne l'esplicita richiesta -
avanzata dall'ala radicale di Solidarnosc e sostenuta da ambienti
atlantici - di finanziare la militarizzazione del sindacato cattolico
polacco in vista di un'insurrezione. Erano già disponibili partite di
armi, mentre in Germania e Austria erano state allestite alcune basi
di addestramento alla guerriglia. L'assoluta contrarietà del clero
polacco, del Pontefice, e dello stesso Marcinkus, vanificarono il
progetto. Secondo un monsignore di Curia, verso la fine del 1981 il
capitano della Guardia svizzera Alois Estermann si recò alcune volte,
in incognito, a Danzica e a Varsavia, per coordinarvi l'arrivo di
imprecisato "materiale" proveniente dalla Scandinavia e destinato al
sindacato cattolico polacco.
La fazione opusiana appoggiava con veemenza il sostegno papale a
Solidarnosc: per questo accettava che le finanze vaticane restassero
nelle mani di monsignor Marcinkus, e che l'arcivescovo americano si
facesse carico dei rischiosi finanziamenti segreti a Walesa. Anche la
Loggia P2 - in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a maggioranza
fautrice dell'Ostpolitik - approvava i finanziamenti "anticomunisti" a
Solidarnosc, che infatti avevano nel Banco Ambrosiano del piduista
Calvi l'alveo di erogazione privilegiato.
Dichiarerà il massone Pier Carpi: «Gelli sosteneva che aveva versato
nelle casse del Vaticano [tramite il Banco Ambrosiano, ndr] quasi 50
milioni di dollari per la causa polacca. Diceva: "In Polonia, come in
tutti i Paesi a dittatura comunista, la Chiesa e la massoneria debbono
essere unite come non mai, perché entrambe sono perseguitate". Non gli
piaceva, però, Lech Walesa: lo considerava un capopopolo... Ma in
Vaticano lo avevano rassicurato: "Walesa è un degno figlio della
cattolica Polonia, un simbolo attorno al quale è stato possibile
indirizzare la protesta. Ma, al momento di trattare, Walesa si farà da
parte, tornerà nell'ombra, perché avrà esaurito il suo compito: quello
di mettere di fronte, per arrivare a un accordo, una Chiesa forte con
uno Stato forte"» Lo stesso capo della P2 Licio Gelli ricorderà: «Nel
settembre 1980 Calvi mi confidò di essere preoccupato perché doveva
pagare una somma di 80 milioni di dollari al movimento sindacale
polacco Solidarnosc, e aveva solo una settimana di tempo per versare
il denaro». Anni dopo emergerà che anche una parte dei 7 milioni di
dollari fatti affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 - tramite
l'Ambrosiano - sul conto svizzero "Protezione" a beneficio del
politico italiano "anticomunista" Bettino Craxi, venne utilizzata «per
aiuti ai polacchi di Solidarnosc».
Giovanni Paolo II concluse la convalescenza e tornò in Vaticano alla
metà di ottobre 1981: duramente segnato, era l'ombra di se stesso.
Secondo una voce proveniente dal suo entourage, il Santo Padre era
consapevole che la regia dell'attentato poteva essere in Vaticano, o
che tra le Sacre mura poteva esservi stata qualche decisiva connivenza
con gli attentatori, e che il fatto poteva essere collegato alla sua
decisione di elevare l'Opus Dei a Prelatura personale. Ed è forse per
questo che accettò una "speciale protezione" opusiana, di lì a poco
visibile nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois
Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice. Nei dicasteri
curiali si mormorava che il Santo Padre - ancora scioccato
dall'attentato subito - fosse tormentato da una umanissima paura.
Il 14 novembre la Congregazione per i vescovi, retta dal cardinale
Sebastiano Baggio, inviò alle Conferenze episcopali una "Nota
informativa riservata" che annunciava: «Il Santo Padre ha decretato
l'erezione dell'Opus Dei in Prelatura personale, approvandone i
relativi Statuti. Per disposizione espressa del Santo Padre, i Vescovi
vengono informati circa le caratteristiche concrete della Prelatura e
la reale portata del provvedimento preso». Lo scopo della nota, lunga
tre cartelle dattiloscritte, era di tranquillizzare l'episcopato, ma
in realtà confermava tutti i timori dei vescovi, con l'aggravante del
fatto compiuto: malgrado le forti opposizioni, il decreto papale che
avrebbe accordato all'Opus Dei la Prelatura personale sembrava cosa
già fatta.
Benché fosse "riservata" e coperta dal "segreto pontificio", la nota
del cardinale Baggio finì sulle pagine del quotidiano tedesco
"Frankfurter Allgemeine Zeitung". L'Opus Dei, a quel punto, si
affrettò ad annunciare che molti vescovi, da ogni parte del mondo,
esprimevano all'Obra le loro più vive felicitazioni per il prestigioso
riconoscimento ottenuto. Ma la manovra venne smascherata nel volgere
di pochi giorni.
Comincia a non vederci chiaro il cardinale Eduardo Pironio, capo della
Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari. Si accorge che
nella "Nota informativa", su carta intestata della Congregazione per i
vescovi, mancano il numero di protocollo e la firma di un
responsabile, contrassegni di rigore per ogni carta curiale, specie se
destinata ai vescovi. Pironio rifiuta perciò di autorizzare
l'archiviazione del documento in attesa di chiarimenti circa la
paternità del medesimo.
Arrivano poi, sempre più incalzanti, le richieste di spiegazioni di
alcuni vescovi italiani. La "Nota" è stata mandata anche alla
Conferenza episcopale italiana, tramite il nunzio Romolo Carboni
[della cordata opusiana, ndr]. E nella sua lettera di accompagnamento,
i vescovi notano una contraddizione: prima si fa sapere che "la Nota
non ha il carattere di una consultazione", poi che la Nunziatura "avrà
cura di segnalare con ogni sollecitudine alla Sacra Congregazione per
i vescovi gli eventuali suggerimenti e osservazioni che le
perverranno". Il tutto con la "viva raccomandazione di tenere la
notizia del provvedimento pontificio sotto speciale segreto fino al
giorno della sua pubblicazione ufficiale, che verrà a suo tempo
notificata". La questione posta a Roma dai vescovi è la seguente: se
il Papa ha già deciso, come assicura la "Nota" del cardinale Baggio,
perché mandare suggerimenti e osservazioni? O la decisione è ancora
"in fieri"? La risposta arriva dalla Congregazione dei religiosi ed è
clamorosa: "Non c'è alcun decreto". Come dire che la "Nota
informativa" aveva bluffato. E con un obiettivo preciso: quello di
suscitare una massa tale di consensi tra i vescovi, per una decisione
ritenuta già firmata dal Papa, da seppellire ogni dissenso e
assecondare il varo del decreto nelle forme volute dall'Opus Dei e
riferite nella "Nota".
La manovra della "Nota informativa" del 14 novembre 1981, orchestrata
dall'Opus Dei per accelerare l'ottenimento dello status di Prelatura
personale, confermava che il convalescente Giovanni Paolo II era in
stato d'assedio: incalzato dalla fazione opusiana (che era arrivata al
punto di attribuirgli un decreto inesistente), frenato da quella
massonico-curiale.
Il 2 dicembre, a Londra, l'arcivescovo di Westminster cardinale Basil
Hume, conclusa l'inchiesta sull'Opus Dei avviata il precedente gennaio
dopo la pubblica denuncia del docente universitario John Roche, ribadì
ai responsabili dell'Obra britannico la propria autorità vescovile su
tutta la Chiesa locale. Quindi li invitò a «rispettare la libertà
dell'individuo di aderire all'organizzazione o di lasciarla senza che
vengano esercitate ingiuste pressioni», e a garantire «la libertà per
l'individuo di scegliere il proprio direttore spirituale, che sia o no
membro dell'Opus Dei». Il cardinale Hume stabilì infine che «nessuna
persona al di sotto dei 18 anni deve essere autorizzata a pronunciare
voti o ad assumere impegni a lungo termine in riferimento con l'Opus
Dei».
Intanto, il precedente 25 novembre era approdato al vertice della
Curia romana - nominato prefetto della Congregazione per la dottrina
della fede - il cardinale Joseph Ratzinger. Arcivescovo di Monaco dal
marzo 1977, teologo che durante i lavori conciliari si era segnalato
per le sue posizioni progressiste e innovatrici, Ratzinger era il
primo porporato tedesco cui veniva assegnata una poltrona al vertice
della Curia vaticana. Con quella nomina, la potente "ala tedesca"
della Chiesa incassava il sostegno fornito all'elezione di Giovanni
Paolo II. Un avvento voluto e benedetto dalla fazione opusiana, poiché
il nuovo custode dell'ortodossia dottrinaria di Santa Romana Chiesa,
ex progressista "pentito", era da tempo schierato su posizioni
integraliste, e si rivelerà subito un falco restauratore. Al punto da
guadagnarsi l'appellativo curiale di Adolf Ratzinger (nonché quello,
appena più benevolo, di Panzerkardinal), e una laurea honoris causa
dall'università dell'Opus Dei di Pamplona.
In Polonia la situazione precipitò ai primi di dicembre 1981. Nuovi
scioperi e rivendicazioni di Solidarnosc, un ulteriore aggravamento
della crisi economica, e le minacce di invasione da parte dell'Urss
(con voci di movimenti di truppe sovietiche ai confini), indussero il
generate Jaruzelski - ministro della Difesa, capo del governo, e dal
precedente 18 ottobre anche segretario del Partito comunista polacco -
a dichiarare lo "stato d'assedio" revocando le garanzie
costituzionali.
La dirigenza di Solidarnosc - a partire dal leader Walesa - venne
arrestata e incarcerata, radio e tv di Stato informarono i polacchi
che tutti i poteri erano stati assunti da un consiglio militare "di
salvezza nazionale". Scoppiarono alcuni tumulti, nel corso dei quali
persero la vita 9 lavoratori e 4 militari: un dramma molto contenuto,
rispetto a quanto avrebbe potuto accadere. Il colpo di Stato
sostanzialmente incruento del generale Jaruzelski salvò in pratica la
Polonia dall'invasione sovietica e da un immane bagno di sangue.
In Vaticano, nelle stanze della Segreteria di Stato, le notizie
provenienti da Varsavia resero il clima plumbeo. Il cardinale
Casaroli, benché all'apparenza imperturbabile, era fuori dalla grazia
di Dio. Non erano pochi i curiali che ritenevano il Sommo Pontefice
corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più
sanguinose. Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i
finanziamenti vaticani a Solidarnosc, e che il sindacato-partito
cattolico voluto e sostenuto da Giovanni Paolo II a quel punto
sfuggisse al controllo politico papale imboccando la strada
dell'insurrezione.
Il Pontefice rivolse un appello «pressante e sincero» al generale
Jaruzelski, «una preghiera affinché abbia fine lo spargimento di
sangue polacco». Nel corso dei suoi notiziari, la Radio vaticana
annunciò in 36 lingue: «È in atto un dramma che ha ancora le
possibilità di risolversi in positivo, nonostante l'alto costo di
sofferenza pagato dai polacchi. Ma nessuno si nasconde che tra le
possibilità esiste anche quella del peggioramento», ed esortò i fedeli
a raccogliere gli appelli del Papa alla «preghiera di tutti i
cristiani».
Il 18 dicembre Giovanni Paolo II inviò a Varsavia monsignor Luigi
Poggi, il quale venne ricevuto dal generale Jaruzelski alla vigilia di
Natale. L'episcopato polacco era ormai completamente scavalcato, il
Sommo Pontefice era coinvolto in prima persona nella crisi polacca.
Dall'entourage papale trapelò la voce che il Santo Padre, ancora
segnato dai postumi psicofisici dell'attentato subito, versasse in uno
stato di ulteriore prostrazione psicologica per l'aggravarsi della
crisi polacca, e che avesse minacciato di lasciare il Vaticano per
trasferirsi a Varsavia qualora la situazione fosse degenerata.
Nel dicembre 1981 il finanziere Carlo De Benedetti, da pochi giorni
vicepresidente e azionista dell'Ambrosiano (il 18 novembre aveva
acquistato per 50 miliardi il 2 per cento del Banco), tentò di
appurare con precisione quali rapporti legassero la banca di Calvi e
la P2 alla banca del Papa:
«All'atto del mio ingresso nel Banco era fatto ampiamente notorio che
lo Ior detenesse anche ufficialmente una partecipazione nel Banco
Ambrosiano. Inoltre era fatto notorio che monsignor Marcinkus sedeva
nel consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Nassau. Devo
precisare che ho specificamente chiesto a Calvi quale fosse
l'effettiva partecipazione di Ior e se il suddetto avesse una
esposizione debitoria, e quale, nei confronti del Banco. Calvi mi
rispose in maniera estremamente elusiva dicendo trattarsi di cose
particolarmente riservate. Devo dire che le mie preoccupazioni al
riguardo, in ordine all'esigenza di veder chiaro su questo aspetto
dell'attività del Banco, nascevano dalle tante notizie, di stampa e
non; dallo stesso contenuto, per quanto pubblico, della relazione
sull'ispezione effettuata dalla Banca d'Italia all'Ambrosiano nel
1978; dal fatto che monsignor Marcinkus sedesse nel consiglio di
amministrazione dell'Ambrosiano Overseas di Nassau [...].
Devo dire che il fatto che Calvi eludesse ogni domanda di spiegazioni
al riguardo contribuiva ad alimentare i miei sospetti in ordine alla
natura e all'entità dei rapporti Ambrosiano-Ior. Fu per questo che
tentai di vederci più chiaro per altra via, attraverso un incontro
privato con monsignor Achille Silvestrini della Segreteria di Stato
vaticana.
L'incontro avvenne a Roma, nella mia abitazione, presente - in veste
di amico e per un fatto di pura cortesia - l'onorevole Rognoni [il
ministro dell'Interno e deputato Dc Virginio Rognoni, ndr]. Nella
occasione, partendo io dalla esplicita affermazione essere il
presidente dello Ior Marcinkus "un ladro" e apparirmi inconcepibile
che uno Stato come il Vaticano avesse le proprie finanze affidate a un
tipo così, rappresentai la necessità, nell'interesse del Vaticano, che
si guardasse bene nell'attività dello Ior e nei rapporti Ior-
Ambrosiano. Monsignor Silvestrini, con aria addolorata, prese atto del
mio parlare esplicito e fermo, e mi disse che neppure loro -
riferendosi anche al cardinale Casaroli - sapevano granché
dell'attività dello Ior, e mi invitò a fornirgli un appunto affinché
egli stesso potesse parlarne al Pontefice. Rammento che a proposito
della mia definizione di monsignor Marcinkus, il predetto monsignor
Silvestrini si strinse nelle spalle e disse trattarsi di una
"pecorella smarrita"».
Il successivo 22 gennaio 1982 De Benedetti, sottoposto a pressioni e
minacce, lasciò il Banco Ambrosiano cedendo la propria quota del 2 per
cento allo stesso Calvi, per una somma che procurerà al finanziere
l'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta e una vicenda
giudiziaria lunga e tortuosa conclusasi con l'assoluzione. Dirà ancora
De Benedetti: «Ho riflettuto a lungo su quanto mi disse monsignor
Silvestrini nel dicembre '81, per cercare di interpretare il
comportamento di Marcinkus. Avevo capito fin da allora che con
Silvestrini non si poteva parlare di Marcinkus. Così come mi fu
altrettanto chiaro che questo vescovo americano doveva avere un
rapporto assolutamente particolare con il Papa. Del resto, già allora
si diceva che Marcinkus raccogliesse soldi per la Polonia».
L'avvocato Giuseppe Prisco, dal 1980 membro del consiglio di
amministrazione dell'Ambrosiano, dichiarerà: «Calvi era considerato il
padrone del Banco... Una volta gli chiesi quante azioni del Banco
avesse, e egli mi rispose che non ne aveva nemmeno una. Volli sapere
allora a chi appartenevano le varie società estere che risultavano tra
i maggiori azionisti del Banco, [e lui] fece un segno verso il cielo.
Alludeva al Padre eterno, e più in particolare ai suoi rappresentanti
in terra. Mi disse invero che quelle società erano dello Ior, e quindi
che in sostanza l'Ambrosiano era controllato dallo Ior. Il problema di
chi fosse [la proprietà del] Banco Ambrosiano io me l'ero sempre
posto; mi incuriosiva il fatto che le relazioni degli amministratori
si concludessero con un ringraziamento alla Divina provvidenza per gli
utili conseguiti. Mi ero convinto pertanto di essere effettivamente
entrato in quella che era chiamata la banca dei preti».
In Vaticano la fazione massonico-curiale era molto più radicata e
potente di quella opusiana, ma anche molto meno compatta. Alla storica
divisione fra concezioni innovative e conservatrici che la
percorrevano, l’intrigo Ior-Ambrosiano, e l'intesa di monsignor
Marcinkus con il Pontefice, avevano accentuato le divisioni intestine.
Il conflitto più lacerante vedeva contrapposti il capo dello Ior e il
cardinale Casaroli.
Il segretario di Stato, in perenne dissenso dal Pontefice rispetto
alla pericolosa politica wojtyliana verso la Polonia comunista e il
blocco sovietico, considerava gravissimo il fatto che lo Ior,
attraverso il Banco Ambrosiano, finanziasse Solidarnosc: il cardinale
Casaroli riteneva concreto e incombente il rischio che la morsa del
regime comunista di Varsavia sulla Chiesa polacca si stringesse, o che
la situazione del Paese degenerasse in una guerra civile; temeva sopra
tutto un intervento militare diretto dell'Urss, che avrebbe vanificato
anni e anni di Ostpolitik ed esposto l'Europa al rischio di un terzo
conflitto bellico mondiale.
Con il divenire dello scandalo Ior-Calvi-Ambrosiano, la figura di
Marcinkus si faceva sempre più ingombrante per la fazione massonico-
curiale, proprio mentre il potere del presidente della banca papale,
nominato anche governatore dello Stato vaticano, era aumentato a
dismisura. Il cardinale Casaroli intendeva recidere i legami Ior-
Ambrosiano mediante una trattativa diplomatica e una transazione
finanziaria; monsignor Marcinkus era assolutamente contrario a una
simile eventualità, ritenendo che la Santa Sede dovesse limitarsi a
negare qualunque responsabilità dello Ior nell'imminente bancarotta
dell'Ambrosiano. Il presidente della banca papale costituiva ormai nei
fatti un elemento di debolezza per la fazione curiale, e un oggettivo
complice della fazione avversa.
Gli echi del contrasto Casaroli-Marcinkus finiranno nelle memorie del
massone Francesco Pazienza. L'agente-collaboratore del servizio
segreto militare italiano racconterà di essere stato mandato in
Vaticano dal capo del Sismi, il generale massone della P2 Giuseppe
Santovito, su richiesta della Segreteria di Stato vaticana, per
incontrare il braccio destro del cardinale Casaroli, monsignor Pier
Luigi Celata:
«Monsignor Celata prese la questione alla larga. Ma poi, a poco a
poco, arrivò al nocciolo... Il nocciolo della questione aveva un nome
e cognome: monsignor Paul Marcinkus, il potentissimo capo della banca
vaticana, lo Ior... La richiesta di monsignor Celata era questa:
bisognava fare in modo che il vescovo di Chicago mollasse la presa
sullo Ior. Sarebbe toccato a me scoprire come. Ma, in realtà, c'era un
unico sistema: trovare un'adeguata documentazione che dimostrasse come
le attività della banca [del Papa] e del suo capo non erano proprio
consone a quelle della Chiesa cattolica. In poche parole, bisognava
creare uno scandalo... Mi accomiatai dal prelato, dicendogli che gli
avrei fornito una risposta quanto prima sull’accettazione di
quell'incarico. "Per comunicazioni fuori dai consueti orari, lei potrà
contattarmi presso l'Istituto San Giuseppe, dove c'e la mia
abitazione", mi disse prima di salutarmi [...].
Era chiaro che era in corso un durissimo scontro di potere ad
altissimo livello all'interno della Curia romana. Ed era anche chiaro
che le motivazioni di ordine morale, o moralistico, che monsignor
Celata mi aveva fornito ("Bisogna far si che lo Ior smetta di svolgere
attività poco consone a quelle di Santa Madre Chiesa") non era
certamente quella vera. Ci doveva essere qualcosa di ben più grande e
preoccupante. E la vicenda non poteva certo considerarsi frutto di
antipatie personali o di problemi tra questo e quel prelato [...].
Nel vagliare le informazioni che le mie fonti mi facevano arrivare,
accadde quello che spesso succede quando entra in campo quella
variabile indipendente legata al caso e alla fortuna. Ovvero che una
di queste mie fonti fosse, nello stesso tempo, anche depositaria di
documenti e d'informazioni che erano proprio del tipo richiesto e
cercato da monsignor Luigi Celata.
In Svizzera, presso l'avvocato Peter Duft di Zurigo - il quale era
stato consulente del cardinale Egidio Vagnozzi e depositario di molti
documenti dello stesso - ebbi la ventura di rintracciare carte
pericolosamente compromettenti per monsignor Marcinkus, probabilmente
le stesse che il cardinale Casaroli, tramite monsignor Celata, stava
cercando. In effetti erano documenti depositati in Svizzera dal
cardinale Vagnozzi, ormai defunto. Il porporato era. stato un acerrimo
nemico di monsignor Marcinkus, al tempo in cui quest'ultimo lo aveva
scalzato nella gestione delle finanze vaticane. Quindi, si trattava di
documenti che avevano la loro origine proprio all'interno del
Vaticano».
L'agente-collaboratore del Sismi, attivato dalla Segreteria di Stato
vaticana per colpire monsignor Marcinkus, nel corso della sua
"missione" appurò che «il Papa era inviso alla cerchia di coloro che
avrebbero dovuto essere i suoi più stretti e fidati collaboratori» in
quanto papa Wojtyla era «un vero e proprio "alieno" giunto dalla
Polonia e completamente estraneo e avulso dal nocciolo duro dei
prelati italiani che costituivano il nucleo storico della Curia,
abituati a gestire a modo loro, e in maniera assoluta, la complicata
ma quasi perfetta macchina vaticana», al punto che di Giovanni Paolo
II «non ci si poteva fidare»:
«C'era il rischio che quel Papa mettesse a repentaglio il potere
consolidato costruito in tanti anni di lavoro, dentro e fuori le mura
della Santa Sede... Occorreva, dunque, nel disegno di chi deteneva il
potere, "neutralizzare" il nuovo Papa, soprattutto isolandolo e
impedendo che creasse uno staff di persone di assoluta sua fiducia. Il
fatto che si fosse creato, invece, un asse privilegiato tra papa
Giovanni Paolo II e Paul Marcinkus, il quale teneva i cordoni della
borsa e quindi aveva un potere grandissimo, infastidiva non poco i
"congiurati" e li aveva indotti a passare all’azione in modo brusco e
con quelle modalità cosi inconsuete.
Ovviamente, c'erano anche ragioni politiche, e non solo di puro
potere, alla base di questa sorta di "congiura" contro il Papa: le
idee di Karol Wojtyla riguardo ai Paesi del blocco comunista non
collimavano affatto con quelle del suo segretario di Stato, il quale,
negli ultimi anni del lungo pontificato di papa Montini, aveva
intessuto una serie d'iniziative diplomatiche molto raffinate e
complesse col Cremlino e le altre capitali dell'Est europeo. Ma tale
raffinatezza e tali intrecci non sembravano aver favorevolmente
colpito il Pontefice e le sue idee in proposito. Anzi, Wojtyla, fin
dalle sue prime mosse, dal punto di vista "politico" aveva lasciato
intuire che il Vaticano sarebbe andato nella direzione di una linea
dura, di scontro frontale con Mosca e i Paesi satelliti».
Francesco Pazienza era effettivamente di casa in Vaticano, e tra le
Sacre mura «aveva importanti relazioni: una volta, a casa sua, ho
incontrato monsignor Giovanni Cheli, che credo fosse l'ambasciatore
del Vaticano presso l'Onu» . Soprattutto, l'agente massone era una
specie di fiduciario di monsignor Achille Silvestrini, presso il quale
aveva introdotto lo stesso capo del Sismi, il generale massone
Giuseppe Santovito. Racconterà Pazienza: «Conoscevo monsignor
Silvestrini da più di due anni [dal 1978, ndr]. Mi era stato
presentato, nel corso di una delle mie frequenti visite romane, nel
periodo in cui abitavo a Parigi, da monsignor Carlo Ferrero.
Quest'ultimo era un altro personaggio straordinario, l'ideatore di
quella università cattolica di grande prestigio che è stata la Pro
Deo. [...] Venni introdotto nello studio di monsignor Silvestrini.
M'inginocchiai davanti a lui e gli baciai l'anello. La sua accoglienza
fu molto calorosa, amichevole e cordiale. Gli spiegai le ragioni per
cui avevo chiesto di essere ricevuto in udienza. Al termine del lungo
scambio di vedute, chiesi anche il permesso dell'alto prelato per
potergli presentare il direttore dei servizi segreti militari della
Repubblica italiana [il generale Santovito, ndr]. Fu lieto della
richiesta, acconsentì e non nascose la sua meraviglia che questa
conoscenza non fosse avvenuta prima. Oltretutto, ci sarebbero state
anche "ragioni di ufficio


http://www.carmillaonline.com/archives/2003/10/000479print.html
Dalla P2 alla P3: il Papa / 1

IL PIANO MASSONICO PER LA DISTRUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA

IL PIANO MASSONICO PER LA DISTRUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
Qualcuno mi può confermare se è autentico questo documento?

FONTE: Rivista "TEOLOGICA" n.14 MAR/APR 1998 pag.22-25 Ed.Segno -
Udine
Italia


http://lglisselss.wordpress.com/2007...esa-cattolica/


IL PIANO MASSONICO PER LA DISTRUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA
Direttive del gran Maestro della Massoneria ai Vescovi cattolici
massoni,
effettive dal 1962. (Aggiornamento del Vaticano II). Tutti i
confratelli
massoni dovranno riferire sui progressi di queste decisive
disposizioni.
Rielaborate nell'ottobre 1993 come piano progressivo per lo stadio
finale.
Tutti i massoni occupati nella Chiesa debbono accoglierle e
realizzarle.


1
Rimuovete una volta per tutte San Michele, protettore della Chiesa
Cattolica
da tutte le preghiere all'interno e all'esterno della Santa Messa.
Rimuovete
le sue statue, affermando che esse distolgono dalla Adorazione di
Cristo.


2
Rimuovete gli Esercizi Penitenziali della Quaresima come l'astinenza
dalle
carni del venerdì o anche il digiuno; impedite ogni atto di
abnegazione. Al
loro posto debbono essere favoriti atti di gioia, di felicità e di
amore del
prossimo. Dite: "Cristo ha già meritato per noi il Paradiso" e "ogni
sforzo
umano è inutile". Dite a tutti che debbono prendere sul serio la
preoccupazione per la loro salute. Incoraggiate il consumo di carne,
specialmente di maiale.


3
Incaricate i pastori protestanti di riesaminare la Santa Messa e di
dissacrarla. Seminate dubbi sulla Reale Presenza nell'Eucaristia e
confermate che l'Eucaristia - con maggior vicinanza alla fede dei
protestanti - è soltanto pane e vino e intesa come puro simbolo.
Disseminate protestanti nei Seminari e nelle scuole. Incoraggiate
l'ecumenismo
come via verso l'unità. Accusate ognuno che crede alla Presenza Reale
come
sovversivo e disobbediente verso la Chiesa.


4
Vietate la Liturgia Latina della Messa, Adorazione e Canti, giacché
essi
comunicano un sentimento di mistero e di deferenza. Presentateli come
incantesimi di indovini. Gli uomini smetteranno di ritenere i
Sacerdoti come
uomini di intelligenza superiore, da rispettare come portatori dei
Misteri
Divini.


5
Incoraggiate le donne a non coprire la testa con il velo in chiesa. I
capelli sono sexy. Pretendete donne come lettrici e sacerdotesse.
Presentate
la cosa come idea democratica. Fondate un movimento di liberazione
della
donna. Chi entra in chiesa deve indossare vesti trascurate per
sentirsi là
come a casa. Ciò indebolirà l'importanza della Santa Messa.


6
Distogliete i fedeli dall'assumere in ginocchio la Comunione. Dite
alle
suore che debbono distogliere i bambini prima e dopo la Comunione dal
tenere
le mani giunte. Dite loro che Dio li ama così come sono e desidera che
si
sentano del tutto a loro agio.
Eliminate in chiesa lo stare in ginocchio e ogni genuflessione.
Rimuovete
gli inginocchiatoi. Dite alle persone che durante la Messa debbono
attestare
la loro fede in posizione eretta.


7
Eliminate la musica sacra dell'organo. Introducete chitarre, arpe
giudaiche,
tamburi, calpestìo e sacre risate nelle chiese. Ciò distoglierà la
gente
dalla preghiera personale e dalle conversazioni con Gesù. Negate a
Gesù il
tempo di chiamare bambini alla vita religiosa. Eseguite attorno
all'Altare
danze liturgiche in vesti eccitanti, teatri e concerti.


8
Togliete il carattere sacro ai canti alla Madre di Dio e a San
Giuseppe.
Indicate la loro venerazione come idolatria. Rendete ridicoli coloro
che
persistono. Introducete canti protestanti. Ciò darà l'impressione che
la
Chiesa Cattolica finalmente ammette che il Protestantesimo è la vera
religione o almeno che esso è uguale alla Chiesa Cattolica.


9
Eliminate tutti gli inni anche quelli a Gesù giacché essi fanno
pensare la
gente alla felicità e serenità che deriva dalla vita di mortificazione
e di
penitenza per Dio già dall'infanzia. Introducete canti nuovi soltanto
per
convincere la gente che i riti precedenti in qualche modo erano falsi.
Assicuratevi che in ogni Messa ci sia almeno un canto in cui Gesù non
venga
menzionato e che invece parli soltanto di amore per gli uomini. La
gioventù
sarà entusiasta a sentire parlare di amore per il prossimo. Predicate
l'amore,
la tolleranza e l'unità. Non menzionate Gesù, vietate ogni annuncio
dell'Eucarestia.


10
Rimuovete tutte le reliquie dei Santi dagli Altari e in seguito anche
gli
Altari stessi. Sostituiteli con tavole pagane prive di Consacrazione
che
possono venir usate per offrire sacrifici umani nel corso di messe
sataniche.
Eliminate la legge Ecclesiastica che vuole la celebrazione della Santa
Messa
soltanto su Altari contenenti Reliquie.


11
Interrompete la pratica di celebrare la Santa Messa alla presenza del
Santissimo Sacramento nel Tabernacolo. Non ammettete al*cun
Tabernacolo
sugli Altari che vengono usati per la celebrazione della Santa Messa.
La
tavola deve avere l'aspetto di una tavola da cucina. Dev'essere
trasportabile per esprimere che essa non è affatto sacra ma deve
servire a
un duplice scopo come, per esempio, da tavola per conferenze o per
giocarvi
a carte. Più tardi collocate almeno una sedia a tale tavola.
Il Sacerdote deve prendervi posto per indicare che dopo la Comunione
egli
riposa come dopo un pasto. Il Sacerdote non deve mai stare in
ginocchio
durante la Messa né fare genuflessioni.
Ai pasti, infatti, non ci si inginocchia mai. La sedia del Sacerdote
deve
essere collocata al posto del Tabernacolo. Incoraggiate la gente a
venerare
e anche ad adorare il Sacerdote invece che l'Eucarestia, ad obbedire a
lui
invece che all'Eucarestia. Dite alla gente che il Sacerdote è Cristo,
il
loro capo. Collocate il Tabernacolo in un locale diverso, fuori vista.


12
Fate sparire i Santi dal calendario Ecclesiastico, sempre alcuni in
tempi
determinati. Vietate ai Sacerdoti di predicare dei Santi, tranne di
quelli
che siano menzionati dal VAngelo. Dite al popolo che eventuali
protestanti,
magari presenti in chiesa, potrebbero scandalizzarsene. Evitate tutto
ciò
che disturba i protestanti.


13
Nella lettura del Vangelo omettete la parola "santo", per esempio,
invece di
"Vangelo secondo San Giovanni", dite semplicemente: "Vangelo secondo
Giovanni". Ciò farà pensare la gente di non doverli più venerare.
Scrivete continuamente nuove bibbie finché esse saranno identiche a
quelle
protestanti. Omettete l'aggettivo "Santo" nell'espressione "Spirito
Santo".
Ciò aprirà la strada. Evidenziate la natura femminile di Dio come di
una
madre piena di tenerezza. Eliminate l'uso del termine "Padre".


14
Fate sparire tutti i libri personali di pietà e distruggeteli. Di
conseguenza verranno a cessare anche le Litanie del Sacro Cuore di
Gesù,
della Madre di Dio, di San Giuseppe come la preparazione alla Santa
Comunione. Superfluo diverrà pure il ringraziamento dopo la Comunione.


15
Fate sparire anche tutte le statue e le immagini degli Angeli. Perché
mai
dovrebbero stare fra i piedi le statue dei nostri nemici? Definiteli
miti o
storielle perla buona notte. Non permettere il discorso sugli Angeli
giacché
urterebbe i nostri amici protestanti.


16
Abrogate l'esorcismo minore per espellere i demóni; impegnatevi in
questo,
annunciate che i diavoli non esistono. Spiegate che è il metodo
adottato
dalla Bibbia per designare il male e che senza un malvagio non possono
esistere storie interessanti.
Di conse*guenza la gente non crederà all'esistenza dell'inferno né
temerà di
poterci mai cadere. Ripetete che l'in*ferno altro non è che la
lontananza da
Dio e che c'è mai di terribile in ciò se si tratta in fondo della
medesima
vita come qui sulla terra.


17
Insegnate che Gesù era soltanto uomo che aveva fratelli e sorelle e
che
aveva odiato i de*tentori del potere. Spiegate che egli amava la
compagnia
delle prostitute, specialmente di Maria Maddalena; che non sapeva che
farsi
di chiese e sinagoghe. Dite che aveva consigliato di non obbedire ai
capi
del Clero, spiegate che egli era un grande maestro che però deviò
dal*la
retta via quando negò obbedienza ai capi della chiesa. Scoraggiate il
discorso sulla Croce come vittoria, al contrario presentatela come
fal*limento.


18
Ricordate che potete indurre suore verso il tradimento della loro
vocazione
se vi rivolgerete alla loro vanità, fascino e bellezza. Fate loro
mutare
l'Abito
Ecclesiastico e ciò le porterà naturalmente a buttar via i loro
Rosari.
Rivelate al mondo che nei loro conventi vi sono dissensi. Ciò
disseccherà le
loro vocazioni. Dite alle suore che non saranno accettate se non
avranno
rinunciato all'abito. Favorite il discredito dell'Abito Ecclesiastico
anche
fra la gente.


19
Bruciate tutti i Catechismi. Dite agli insegnanti di religione di
insegnare
ad amare le creature di Dio invece di Dio stesso. L'amare apertamente
è
testimonianza di maturità. Fate che il termine "sesso" diventi parola
di uso
quotidiano nelle vostre classi di religione. Fate del sesso una nuova
religione. Introducete immagini di sesso nelle lezioni religiose per
insegnare ai bambini la realtà. Assicuratevi che le immagini siano
chiare.
Incoraggiate le scuole a divenire pensatori progressisti nel campo
dell'educazione
sessuale. Introducete l'educazione sessuale tramite l'autorità
Vescovile
così i genitori non avranno nulla in contrario.


20
Soffocate le scuole cattoliche, impedendo le vocazioni di suore.
Rivelate
alle suore che sono lavoratrici sociali sottopagate e che la Chiesa è
in
procinto di eliminarle. Insistete che l'insegnante laico cattolico
riceva
l'identico
stipendio di quello delle scuole governative. Impiegate insegnanti non
cattolici. I Sacerdoti debbono ricevere l'identico stipendio come i
corrispondenti impiegati secolari. Tutti i Sacerdoti debbono deporre
la loro
Veste Clericale e le loro Croci così da poter essere accettati da
tutti.
Rendete ridicoli coloro che non si adeguano.


21
Annientate il Papa, distruggendo le sue Università. Staccate le
Università
dal Papa, dicendo che in tal modo il governo le potrebbe sussidiare.
Sostituite i nomi degli Istituti Religiosi con nomi profani, per
favorire
l'ecumenismo.
Per esempio, invece di "Scuola Immacolata Concezione" dite "Scuola
Superiore
Nuova". Istituite reparti di ecumenismo in tutte le Diocesi e
preoccupatevi
del loro controllo da parte protestante.
Vietate le Preghiere per il Papa e verso Maria perché esse scoraggiano
l'ecumenismo.
Annunciate che i Vescovi locali sono le autorità competenti. Sostenete
che
il Papa è soltanto una figura rappresentativa.
Spiegate alla gente che l'Insegnamento Papale serve soltanto alla
conversazione ma che è altrimenti privo di importanza.


22
Combattete l'Autorità Papale, ponendo un limite di età al suo
esercizio.
Riducetela a poco a poco, spiegate che lo volete preservare
dall'eccesso di
lavoro.


23
Siate audaci. Indebolite il Papa introducendo sinodi Vescovili. Il
Papa
diverrà allora soltanto una figura di rappresentanza come in
Inghilterra
dove la Camera Alta e quella Bassa regnano e da essi la regina riceve
gli
ordini. In seguito indebolite l'autorità del Vescovo, dando vita a una
istituzione concorrente a livello di Presbiteri. Dite che i Sacerdoti
ricevono in tale modo l'attenzione che meritano.
Infine indebolite l'autorità del Sacerdote con la costituzione di
gruppi di
laici che dominino i Sacerdoti. In questo modo si originerà un tale
odio che
abbandoneranno la Chiesa addirittura Cardinali e la Chiesa allora sarà
democratica. la Chiesa Nuova.


24
Riducete le vocazioni al Sacerdozio, facendo perdere ai laici il
timore
reverenziale per esso. Lo scandalo pubblico di un Sacerdote annienterà
migliaia di vocazioni. Lodate Sacerdoti che per amore di una donna
abbiano
saputo lasciare tutto, definiteli eroici.
Onorate i Sacerdoti ridotti allo stato laicale come autentici martiri,
oppressi a tal punto da non poter sopportare oltre. Condannate anche
come
uno scandalo che i nostri confratelli massoni nel Sacerdozio debbano
venir
resi noti e i loro nomi pubblicati. Siate tolleranti con
l'omosessualità del
Clero. Dite alla gente che i Preti soffrono di solitudine.


25
Cominciate a chiudere le chiese a causa della scarsità di Clero.
Definite
come buona ed economica tale pratica. Spiegate che Dio ascolta ovunque
le
preghiere. In tale maniera le chiese diventano stravaganti sprechi di
denaro. Chiudete anzitutto le chiese in cui si pratica pietà
tradizionale.


26
Utilizzate commissioni di laici e Sacerdoti deboli nella fede che
condannino
e riprovino senza difficoltà ogni apparizione di Maria e ogni
apparente
miracolo, specialmente dell'Arcangelo San Michele. Assicuratevi che
nulla di
ciò, in nessuna misura riceverà l'approvazione secondo il Vaticano II.
Denominate disobbedienza nei confronti dell'autorità se qualcuno
obbedisce
alle Rivelazioni o addirittura se qualcuno riflette su di esse.
Indicate i
Veggenti come disobbedienti nei confronti dell'Autorità Ecclesiastica.
Fate cadere il loro buon nome in disistima, allora nessuno penserà di
tenere
in qualche conto il loro Messaggio.


27
Eleggete un Antipapa. Affermate che egli riporterà i protestanti nella
Chiesa e forse addirittura gli Ebrei. Un Antipapa potrà essere eletto
se
venisse dato il diritto di voto ai Vescovi. Allora verranno eletti
tanti
Antipapi così che verrà insediato un Antipapa come com*promesso.
Affermate
che il vero Papa è morto.


28
Togliete la Confessione prima della Santa Comunione per gli scolari
del
secondo e terzo anno così che non importi loro nulla di essa quando
frequenteranno la quarta o la quinta classe e poi le classi superiori.
La
Confessione allora scomparirà. Introducete (in silenzio) la
confessione
comunitaria con l'assoluzione in gruppo. Spiegate alla gente che la
cosa
succede per la scarsità del Clero.


29
Fate distribuire la Comunione da donne e laici. Dite che questo è il
tempo
dei laici. Cominciate con il deporre la Comunione in mano, come i
protestanti, invece che sulla lingua. Spiegate che il Cristo lo fece
nel
medesimo modo. Raccogliete alcune ostie per "messe nere" nei nostri
templi.
Indi distribuite invece della Comunione personale una coppa di ostie
non
consacrate che si possono portare con sé a casa. Spiegate che in
questo modo
si possono prendere i doni divini nella vita di ogni giorno. Collocate
distributori automatici di ostie per le comunioni e denominateli
Tabernacoli.
Dite che devono essere scambiati segni di pace. Incoraggiate la gente
a
spostarsi in chiesa per interrompere la devozione e la preghiera. Non
fate
Segni di Croce; al posto di esso invece un segno di pace. Spiegate che
anche
Cristo si è spostato per salutare i Discepoli. Non consentite alcuna
concentrazione in tali momenti. I Sacerdoti debbono volgere la schiena
all'Eucarestia
e onorare il popolo.


30
Dopo che l'Antipapa sarà stato eletto, sciogliete i sinodi dei Vescovi
come
le associazioni dei Sacerdoti e i consigli parrocchiali.
Vietate a tutti i religiosi di porre in discussione, senza permesso,
queste
nuove disposizioni. Spiegate che Dio ama l'umiltà e odia coloro che
aspirano
alla gloria. Accusate di disobbedienza nei confronti dell'Autorità
Ecclesiastica tutti coloro che pongono interrogativi.
Scoraggiate l'Obbedienza verso Dio. Dite alla gente che deve obbedire
a
questi superiori Ecclesiastici.


31
Conferite al Papa (= Antipapa) il massimo potere di scegliere i propri
successori. Ordinate sotto pena di scomunica a tutti coloro che amano
Dio di
portare il segno della bestia. Non nominatelo però "segno della
bestia". Il
Segno della Croce non deve essere né fatto né usato sulle persone o
tramite
esse (non si deve più benedire). Fare il Segno di Croce verrà
designato come
idolatria e disobbedienza.


32
Dichiarate falsi i Dogmi precedenti, tranne quello dell'Infallibilità
Pontificia. Proclamate Gesù Cristo un rivoluzionario fallito.
Annunciate che
il vero Cristo presto verrà. Soltanto l'Antipapa eletto deve essere
obbedito. Dite alle genti che debbono inchinarsi quando verrà
pronunciato il
suo nome.


33
Ordinate a tutti i sudditi del Papa di combattere in sante crociate
per
estendere l'unica religione mondiale. Satana sa dove si trova tutto
l'oro
perduto.
Conquistate senza pietà il mondo!
Tutto ciò apporterà all'umanità quanto essa ha sempre bramato:
"l'epoca
d'oro

Il vero Paolo VI sostituito da un massone impostore?

vero Paolo VI sostituito da un massone impostore?

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Miei cari amici, desidero porre alla vostra attenzione le tesi
presentate da un sito ( http://www.tldm.org/News3/impostor.htm ) che
ho scoperto recentemente.
Personalmente, da molti anni non condivido le scelte operate dalla
Chiesa in fatto di Teologia e di Liturgia, e mi chiedevo come mai dei
Papi le avessero potute avallare...
Giorni fa ho trovato alcune notizie che mi hanno messo la cosiddetta
"pulce nell'orecchio": è possibile che il vero Paolo VI (magari buono
e intenzionato a giovare davvero alla Chiesa) sia stato sostituito
dalle gerarchie vaticane con un sosia massone, solo allo scopo di
continuare l'opera di distruzione della Chiesa stessa iniziata dal suo
predecessore?
Secondo alcuni studi compiuti sulle immagini di Montini durante il suo
"pontificato", esse apparterrebbero somaticamente a due persone
diverse.


A sinistra, primi anni di pontificato: naso lungo e affilato, orecchio
tondo e ampio. A destra, ultimi anni: naso aquilino, orecchio
affusolato.


A sinistra: naso stretto e lungo, orecchio di forma tondeggiante. A
destra: naso corto e aquilino. Padiglione auricolare lungo.


Due persone?


Analisi di una frase (benedizione urbi et orbi) pronunciata da Paolo
VI in due occasioni differenti. Secondo gli analizzatori di frequenza
appartengono a due persone diverse.


La prova che il vero Paolo VI fosse stato sostituito ci viene, pare,
da un'apparizione mariana che confermerebbe il tutto.


"Questo impostore, a cui è stata data l'immagine del Papa, proporrà ed
ammetterà un modo per compromettere il mondo. E' un programma
diabolico per screditare il vero Vicario e per distruggerlo." - Nostra
Signora delle Rose, 10 Aprile 1976


"Il mio Figlio mi dice di rivelarvi una verità triste, ma che deve
essere fatta conoscere all'umanità. Il Papa Paolo VI soffre molto
nelle mani di quelli di cui lui si fida. Egli non può fare la sua
missione. Lo hanno posto ad un livello basso. E' malato, lui è molto
malato. Ora c'è un altro che ha preso il suo posto, un impostore,
generato dalle menti degli discepoli di Satana. Generato
chirurgicamente, i migliori chirurghi sono stati usati per generare
questo impostore. Io grido dai tetti! Deve essere deposto e rimosso.
Da lui non ricevete la verità, il vero Vicario è prigioniero. Agostino
Casaroli, condannerete la vostra anima all'inferno! Giovanni Benelli,
che strada avete preso? Siete sulla strada per l'inferno e per la
dannazione! Jean Villot, capo della malvagità, introito voi stesso fra
quei traditori; non siete sconosciuti al Padre Eterno." - Nostra
Signora delle Rose, 27 Settembre 1975


La tesi è balzana ma, tutto sommato, simpatica, anche conoscendo la
non eccelsa caratura morale delle persone che hanno affollato i
Palazzi Apostolici negli ultimissimi decenni. Se troverò maggiori
informazioni, le posterò qui (scusate se i testi non sono perfetti, ma
la traduzione dall'inglese è mia).
Voi cosa ne pensate?


13 Novembre 1964, il "presunto" Paolo VI depone la tiara,
rinunciandovi definitivamente. Si compie così uno dei princìpi
ispiratori della Rivoluzione Francese. Il massone Albert Pike,
infatti, scrisse: "Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della
Rivoluzione avevano giurato di rovesciare la corona e la tiara sulla
tomba di Jacques de Molay".


Serendipity
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31-08-2006, 02:15 #9
Serendipity
Moderatore


Iscritto dal: 08-07-2006
Località: Provincia di Savona
Messaggi: 8.233 Questo è il bassorilievo di Paolo VI (1963-1978)
scolpito sulla "Porta del Bene" della Basilica di San Pietro in
Vaticano. Come si può ben vedere, il "Papa" mostra, sui suoi paramenti
liturgici, lo stemma massonico della stella a cinque punte.


Come si può spiegare che un "Papa" (Paolo VI) si sia fatto scolpire su
quella porta di bronzo con, sul dorso della mano, quel simbolo
massonico, pur sapendo che sarebbe rimasta lì a testimoniarlo nel
corso dei secoli come un "Papa massone"?
Non si può dire che quell'opera (dello scultore Minguzzi) fosse stata
eseguita senza il suo volere e senza la sua approvazione, poiché fu
proprio lui a benedirla nel giorno del suo ottantesimo compleanno,
come fu anche pubblicato, poi, su un "Inserto Speciale" de
"L'Osservatorio Romano", e proprio con quel satanico stemma massonico
sulla mano, quasi a firma – e non generica – del suo "pontificato"!


Questa affermazione è inquietante, poiché questa "firma" della "stella
a cinque punte", scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, sulla
"porta di bronzo" della Basilica di San Pietro, è forse l’atto più
sconcertante e temerario di una tremenda realtà che, durante tutto il
suo "pontificato", è continuata ad affiorare, fino a formare un
mosaico che mette a nudo l’incredibile e inqualificabile atteggiamento
di Paolo VI nei confronti della Massoneria.
E questo lo fece dopo 250 anni di rinnovate "scomuniche",
"ammonimenti", "sanzioni", e dopo circa 200 documenti del Magistero
della Chiesa contro la Massoneria, e dopo 16 Encicliche e più di 590
"condanne" contro questa setta, bollata come "regno di Satana" da
Leone XIII nella Sua Enciclica del 1884: "Humanum genus".
Subito dopo la pubblicazione di questa Enciclica, l’alto iniziato
Tommaso Ventura, dopo aver riconosciuta l’Humanun genus come "il più
celebre solenne documento antimassonico", scrisse: "Il Papa Leone XIII
vide molto giusto; comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la
fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini
inequivocabili".
Ora, la Chiesa non ebbe mai né incertezze né dubbi nella sua lotta
contro la Massoneria; fu solo con l’avvento del Vaticano II, e
soprattutto con Paolo VI, che il "nuovo atteggiamento" capovolse la
precedente posizione del Magistero della Chiesa, adottando posizioni
"ecumeniche" e "liberali" nei confronti della Massoneria fino ad
"auspicare la pace tra le due istituzioni"!
Per gettare un po’ di luce su questo strano aspetto della personalità
di Paolo VI, elenchiamo alcuni dei tanti altri "fatti" e "detti" che
lo riguardano ad hoc:
1) In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il
giorno stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: "Questo è
l’uomo che fa per noi!".
2) Il necrologio, o elogio funebre, che l’ex Gran Maestro di Palazzo
Giustiniani, Giordano Gamberini, ha fatto di Paolo VI su "La Rivista
Massonica": "Per noi è la morte di CHI ha fatto cadere la condanno di
Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella
storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande
religione occidentale non in istato di ostilità coi massoni". E
conclude: "per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere
omaggio al tumulo di un "Papa", senza ambiguità né contraddizione".
3) In una lettera privata, scritta da un massone, amico del noto
scrittore francese, conte Lion de Poncis, esperto in questioni
massoniche, si legge questa frase: "…Con Pio X e Pio XII, noi
framassoni potemmo ben poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vencu"...
(“con Paolo VI, noi abbiamo vinto”).
4) Sotto il suo Pontificato sono state introdotte, in Italia, le
"leggi massoniche", quali: il divorzio, l’aborto, la separazione tra
Chiesa e Stato… E vi fu un profondo inserimento della Massoneria anche
nelle strutture ecclesiastiche ordinarie.
5) Il 13 novembre 1964, Paolo VI depose la "tiara" (“il triregno”)
sull’altare, rinunciandovi definitivamente. Un gesto, questo, che fu
l’obiettivo della Rivoluzione Francese. Il massone Albert Pike
scrisse: "Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della
Rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare la “CORONA” e la
“TIARA” sulla tomba di Jacques de Molay".
6) Durante il suo viaggio in Terra Santa, nel 1964, sul monte degli
Ulivi, a Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il Patriarca ortodosso
Athenagoras I, massone del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura
del Vaticano II, tutti e due "si tolsero" le rispettive "scomuniche",
lanciate nel 1054.
7) Questa Sua coincidenza di vedute con "piano massonico" la si può
trovare anche nell’identità dei Suoi programmi con i piani massonici
dell’ONU e dell’UNESCO. Si legga, ad esempio, la Sua "Enciclica"
"Populorum progressio", in cui Paolo VI parla di una "banca mondiale",
dietro la quale c’è un "Governo mondiale", che regnerebbe grazie a una
"religione sintetica e universale".


Da notare che, dopo le segnalazioni e le proteste di molti, la stella
massonica è stata raschiata via dalla mano di Paolo VI, ed ora, su
quel bassorilievo, al posto della stella a cinque punte si vede
solamente il liscio lucido del bronzo.


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Ultima modifica di guelfo nero : 31-08-2006 alle 02:33.


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31-08-2006, 02:21 #10
Serendipity
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Iscritto dal: 08-07-2006
Località: Provincia di Savona
Messaggi: 8.233 Particolare della tomba di Giuditta Alghisi, madre di
Paolo VI, nel cimitero di Concesio (Brescia), la cui lapide venne
disegnata personalmente da Paolo VI stesso. Evidenziati, nel cerchio,
i classici simboli massonici della squadra e del compasso.